La Sacra Immagine della Madonna di Filetta |
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Tra gli abitanti dei paesi limitrofi, quello dei Santi Lorenzo e Flaviano e Amatrice, si contesero la proprietà del cammeo con veri e propri scontri armati; il vescovo decise per l'assegnazione ad Amatrice, il cui Comune poté erigere il santuario per custodirlo... " (Cfr. biblio 21) " ... Fu così che, con il concorso della popolazione e delle autorità civili e religiose, in pochi mesi fu eretto il santuario. L'edificio è quattrocentesco, come la 'Cona', ed ha nella semplice facciata un portale ad arco acuto. Anche in questo caso si viene colpiti dal contrasto con l'interno completamente istoriato di affreschi votivi. Accanto ad opere di Dioniso Cappelli e di seguaci del Maestro della Misericordia, sono da segnalare gli interventi, sull'arco e nella calotta dell'abside, di Pier Paolo da Fermo, firmati dall'autore e datati 1480. Al centro dell'affresco absidale è rappresentata l'Ascensione di Cristo, intorno a cui si sviluppa un completo ed affascinante ciclo pittorico. Ai due cori di Angeli, in alto, fanno riscontro in basso gli Apostoli, mentre ai due lati sono raccontati, con dovizia di particolari e un'ambientazione dettagliata anche se stilizzata e spesso convenzionale, due momenti della storia della Filetta: a sinistra la solenne Processione con cui l'immagine della Madonna viene portata in Amatrice; a destra, il fervore dei popolani impegnati nella Costruzione del Santuario. Sulla sinistra di questa scena prega la pastorella Chiarina, mentre tra lei e il Cristo splende il cammeo. Dello stesso autore sono la Annunciazione sulla parete sovrastante l'abside e i SS. Pietro e Paolo sulle facciate dei pilastri che sorreggono l'arco e, nell'arco, i cinque tondi con il Cristo e i Profeti. ... Alla gloria della Madonna della Filetta concorsero altri due artisti: l'orafo ascolano Pietro di Vannino che firmò nel 1472 il prezioso reliquario che contiene il cammeo; e Giovan Battista Gigli di Prato che intagliò il bell'altare in legno della Chiesa di S. Francesco che lo conserva, protetto da un'edicola. Ogni anno, la domenica dopo l'Ascensione, una processione riporta alla Filetta per poche ore l'immagine votiva. " (Cfr. biblio 10) Descrizione della
Santa Immagine Una piccola torre terminante a piramide le spunta fuori dell’omero sinistro. Impossibile non ravvisare in questa meravigliosa figura la bella Donna del cielo, che innamorando il Creatore di sue caste bellezze, ruppe l’antico sdegno tra l’ uomo e Dio." (Cfr. biblio 18) Descrizione del
reliquiario E’ lavoro del secolo XV tutto a punta di bulino, alto un metro incirca, e viene con bella grazia sviluppandosi in elegante tempietto tutto di ottone, di stilo gotico-lombardo, nel quale la correttezza del disegno gareggia colla squisitezza dell’opera. Sul piano del piede di rame sono incastonate alcune vaghe figurine di santi smaltate; nel mezzo giragli intorno un gruppetto di agugliette e finestrini gotici, i quali, se ne rendono alquanto difficoltosa l’impugnatura, ne formano però un vago ornamento. Più sopra viene dolcemente allargandosi in piano esagonale di forma ovale, quivi è collocata l’urnetta con entro la preziosa lmmagine, sorretta da due Serafini. La copertura è sostenuta da sei colonnine scannellate, tra le quali riescono portoncini gotici; e sono basate sugli angoli del piano stesso. A lato di ciascuna colonna, in direzione del capitello, si appoggiano dei pellicani sopra basi sporgenti in fuori: sono essi l’immagine verace dell’amor di Maria. La copertura poi costa di tre ordini sovrapposti, il superiore serve di base ad una piramide quadrangolare, mentre dagli altri piani si slanciano svelte ed eleganti un gentil gruppo di agugliette, che fanno festoso corteggio alla piramide principale, sulla cui cima ergesi aggraziatissima e snella una statuina dell’ascensione, che ricordaci il giorno del ritrovamento della sacra Immagine.
Ciascuna parte poi del ricchissimo reliquiario e con
artificiosa disciplina rifiorita di cornicette, di portoncini
gotici, di finestrini ogivali, di edicolette e frontoncini, che gli
danno la nobilissima vista di finissimo ricamo. Questo lavoro, che
da tutti ammirasi con diletto e meraviglia, fu opera di un valente
orefice di Ascoli-Piceno a nome Dini ovvero Bini."
(Cfr. biblio 18) |
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